Ulisse am Main – Da Aschaffenburg a Wertheim

Ci eravamo lasciati ad Aschaffenburg, dove abbiamo trovato un amico in più, anzi tanti amici!

Uli Becker ci accoglie ed effettua la registrazione di Clodia presso il locale Yacht Club. Ormeggiare nelle città spesso è impossibile al di fuori dei marina, per molti motivi. Alcuni simpatici adolescenti amano vedere libere le barche prese al guinzaglio dalle cime di ormeggio e non è piacevole, anche se come Moitessier diceva, le barche in porto, all’ormeggio, stanno bene, ma sono costruite per navigare.

Ecco quindi che se si vogliono dormire sonni tranquilli, la città non è l’ideale…

Ma mille volte preferisco la natura, le spiaggette anche se è difficile perché spesso si arriva col buio in agguato e le onde delle grandi navi sono pericolose vicino a riva: si alzano e possono fare danni, anche grossi ad una barchetta come la nostra. Insomma ci si rifugia in marina, nel porto.

I porti hanno porte e spesso sono chiuse. Uli ce le apre, come quelle del suo cuore. Quelli del marina ci vogliono far pagare: lui per dissenso e solidarietà a noi, come membro del club ci fa pagare, ma subito dopo di tasca sua ci restituisce i soldi, così tutti sono contenti.

La sera, in attesa che Fine ci raggiunga (era a Francoforte per sistemare il suo portatile e sta arrivando qui in treno), con Bruno ci facciamo una bella bevuta di birra locale e parliamo di cose belle e progetti futuri. Insieme a Bruno, anche quando piove il tempo è sereno: il suo sole illumina tutto e tutti!

Il giorno dopo piove e ci fermiamo: per fare bene il nostro viaggio cerchiamo di utilizzare tutto il tempo che abbiamo a disposizione. Al mattino, mentre sono alla ricerca di un punto per connettermi a Internet, in un ristorante italiano incontro Salvatore.

Ci racconta del suo viaggio lavorativo verso nord, deluso da una Puglia “sporca”, fatta di ricatti, parallela alla bella e splendente terra che conosciamo. E così, via verso il nord, come tanti, portando in dote una creatività che gli dona successo. Grazie Salva per il tuo aiuto e per la tua cucina deliziosa.

Al pomeriggio ci ritroviamo con Uli e facciamo un’intervista bellissima: ci racconta del suo lavoro legato alle barche, al fiume. Scopriamo un uomo ricco e complesso, pieno di passioni e di amore. Mi regala una bellissima lampada a petrolio, una meraviglia che mi riscalda ed illumina le mie idee (novello Diogene!) nel buio della notte su Clodia.

Poi il padre di Uli ci riaccompagna al marina, dall’altra parte del Meno.

Alle sei di pomeriggio arriva Holger, un giornalista di Hanau che aveva letto di noi su di un quotidiano locale e ci aveva contattati attraverso questo sito e via Facebook. Ci intervista, scatta qualche bella foto e inizia così un’ amicizia che, tra pochi giorni, lo vedrà salire a bordo di Clodia con noi per un tratto di navigazione sul Meno.

Siamo nel ristorante “Dionisos”, dove conosciamo Naki, un uomo greco di forza e simpatia innata, che non appena mi vede e sente ciò che facciamo ci offre un giro di bevute e poi un ouzo. I suoi bei disegni della antica nave di Odisseo, appesi alle pareti del ristorante, mi fanno ricordare che anche io sono un po’ Ulisse,senza Penelope però.

Insomma un Ulisse senza un luogo in cui dover necessariamente tornare. La sera poi mi arriva un messaggio: Uli ci invita tutti a cena, Ulisse e i suoi compagni!

La serata con lui è fantastica, ci porta il cibo di un suo amico palestinese. Ha una casa molto ma molto bella, enorme e piena di cose bizzarre (modellini di navi, di auto, vecchi poster, marchingegni improbabili), resa meravigliosa da un cane grande e dalla sua compagna, una donna alta e piena di forza e simpatia che subito ci conquista.

Veronique è istruttrice di varie discipline che richiedono molta energia tra cui, lo scopro ora, lo Zumba, una danza aerobica che mescola vari balli e movimenti e che fa bruciare 1.200 calorie all’ora (quasi come remare controcorrente!). Uli ci offre del vino italiano e dolcetti irresistibili, una iniezione di comfort delizioso. Grazie Uli e Veronique (che come se non bastasse ospiteranno anche Fine il giorno dopo in casa loro). A presto amici cari!

Il mattino altro dono degli dei, questa volta direttamente dall’Olimpo. Naki ci aveva invitati per il caffè mattutino. Arriviamo quasi puntuali e lui già ci aspetta, po’ assonnato. Ci racconta della sua vita, della sua passione per l’acqua, della moglie croata e della loro pensione vicino a Ragusa.

Dopo un caffè ed un frappe, arriva il fratello, Achille, e scopriamo che fa Jiu-Jitsu in una palestra vicina. Bruno è cintura marrone di Jiu-Jitsu brasiliano: come non proporre un incontro!

La palestra è bellissima e Achille e Bruno si incontrano e si avvinghiano. Bruno è fuori allenamento (da soli 8 anni) ma è di grado maggiore. Achille, super allenato e fortissimo, impara. Vederli lottare è bellissimo, si aggrediscono con amicizia. Metafora tridimensionale della guerra, fatta con amicizia. Eppure è vero!

Alla fine, ci regalano due belle giacche e una felpa.

Poi Naki ci regala del cibo greco delizioso. Olive, feta, pane con origano fatto da lui stesso. Acqua, greca! Un dono di Zeus e di Naki. ????????? ????.

C’è ancora il tempo per incontrare Michael, che costruisce meravigliose canoe, poi, purtroppo in velocità, si parte. A remi è una faticaccia oggi, col vento contrario e la corrente forte per le piogge. La valle del meno è sempre più bella, ricca di colline con vegetazione molto varia. Abeti, larici e vigne, molte vigne.

Siamo partiti tardi e facciamo parecchi chilometri. Arriviamo a Erlenbach am Main, e fa quasi buio: un’ansa, un ormeggio e via. Da una barca vicina, una donna si presenta con due birre e ci invita a cena a bordo della sua barca. Bianka, con suo marito Peter, è in viaggio verso Bamberg.

Ci mostra una bellissima maglietta del Che e ci offre dei ravioli. E birra, ovviamente, visto che siamo in Baviera. Nel frattempo, Peter ci suona la fisarmonica: si vive bene, stasera, come spessissimo ci capita sui fiumi. Al mattino gli chiedo se può suonare su Clodia, e la musica passa ai pesci e nell’acqua. Meraviglia! Come Mario Brunello prima della (prima) partenza.

Poi si parte. Vento contro, corrente che aumenta, vita dura ai remi. Ci alterniamo.

Il Meno-show si apre. Valli con vitigni appesi su falesie strapiombanti, castelli, chiese cipollute, borghi fortificati, boschi e grano, colori che al tramonto diventano quasi insostenibili, come la bellezza vera.

Il fiume è pulito, vive sempre di più, malgrado noi e le navi, soprattutto quelle da crociera che spostano masse d’acqua impressionanti che sradicano tutto, anche noi se non stiamo attenti.

Penso alla povera Venezia ed alla follia delle navi da crociera in bacino di San Marco e canale della Giudecca. È sotto, dove non si vede, che avviene il danno maggiore.

Salutiamo Peter e Bianka e ripartiamo verso Miltenberg, la perla del Meno, dove ci attende Anja, una giornalista. Vediamo ancora castelli, borghi fortificati, un cantiere con scalo di alaggio laterale, vigne sospese e verde, di tutti i toni. Arrivare a Miltenberg è un po’ come arrivare a Disneyland, solo che è vera.

Anja ci saluta dalla riva. Ci aiuta subito, dopo essere salita a bordo con Bruno, andando a prendere alla stazione Fine e il suo caro amico Tillmann, che è venuto a trovarla per festeggiare il suo compleanno (auguri Fine!!!) e sarà nostro ospite per qualche giorno. In serata Anja ci intervista e scatta alcune foto per il suo articolo.

Miltenberg è veramente bellissima, con case bavaresi decorate nella tipica struttura mista legno e mattoni, spesso con edifici della bella pietra rosa della zona. Passiamo una notte tranquilla, senza pioggia e la mattina dopo ci rifocilliamo con una grande colazione in compagnia di Anja e di Annette, sua amica.

Annette studia scienze alimentari (è una crudista convinta) e ci regala ogni ben di dio!

Ci portano a vedere la città ed il suo castello, raccontandoci di come quest’ultimo fosse in rovina fino al 2006.

Grazie ad un articolo scritto da Anja si sono potuti raccogliere i fondi per restaurarlo ed ora è un’attrazione che porta economia e cultura. A Miltenberg si trova anche il teatro più piccolo del mondo, una vera chicca. Less is more anche qui.

Lungo le strade della città, incontro anche un gruppo di giovani vogatori, che mi fanno mille domande sul nostro progetto e sui motivi che ci spingono verso Istanbul.

Io e Fine lasciamo Miltenberg a malincuore: Bruno ha già fatto vela verso Wertheim, dove giungiamo verso sera. In realtà dormiamo tre chilometri prima, in un porto dove ci ospitano gentilmente. Subito sopra c’è un Bier Garten (i famosi giardini della birra!) e lì andiamo a festeggiare con Holger, che ci ha raggiunto per salire a birdo. Bruno prende un birrozzo mica da ridere.

Arriviamo in città al mattino presto, sotto la pioggia e con un forte vento. Ormeggiamo e subito Günter, un omone gentile che avevamo conosciuto qualche giorno prima in una chiusa, mi offre un caffè e una colazione calda.

Werner, il capitano del porto, come spesso succede non fa pagare Clodia e mi offre pure la connessione wi-fi dalla sua casa, proprio di fronte al porto.

Piove, e il Meno si ingrossa: so già cosa mi aspetta. I fiumi sono fatti di acqua e tanta acqua deve scendere a valle mentre noi andiamo su. Capite? Ma ho voluto la barca?? E allora rema, mi dico sempre.

Arriva un giorno un po’ triste, per Fine e per me, e per tutti noi di Man on the River. Un grande Man ci lascia (seppur temporaneamente, almeno speriamo). Bruno deve tornare in Brasile ad occuparsi delle sue barche, già troppo trascurate per aiutare me ed il progetto.

Mi ha dato una immensa quantità di aiuto, passione, consigli e ha bevuto una immensa quantità di birra (scherzo!!). Lo saluto prima di scoppiare a piangere mentre lo lascio alla stazione. Se non fosse stato per Bruno, e per Fine, quest’anno non sarei partito.

I medici mi avevano dato un parere molto eloquente, ma Bruno ama il rischio, con saggezza ed allegria.

Sempre col sorriso sulle labbra, anche nei momenti più difficili, sempre presente e calmo. San Bruno, io lo chiamo, gia dal primo progetto insieme nel 2006.

Muito obrigado Bruno, grande amico mio.

Paolo Muran, il regista del documentario, arriva accompagnato dal figlio Massimo, giusto in tempo per salutare Bruno mentre anche il cielo piange goccioloni. Il viaggio deve continuare e il treno deve partire:  il giorno dopo molliamo gli ormeggi senza Bruno e Fine, che ha un paio di controlli medici da effettuare (Tillmann riparte con lei).

Altro equipaggio, ma stesso umore. Meno esperienza nautica ma più spaghetti e caffè, senza contare che tra poco ci raggiungerà un nuovo compagno, Enrico, un italo-scozzese che sta andando in bici verso l’Ucraina, da Glasgow: “Se no i xe mati no li volemo”, si dice a Venezia.

E il viaggio continua.

A felicidade è como a gota
De orvalho numa petala de flor
Brilha tranquila
Depois de leve oscila
E cai como uma lagrima de amor

La felicità è come la goccia
Di rugiada sul petalo di un fiore
Brilla tranquilla
Dopo oscilla lievemente
E cade come una lacrima d’amore

Vinicius de Moraes

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7 Responses to “Ulisse am Main – Da Aschaffenburg a Wertheim”

  1. Maurizio scrive:

    Bello, bellissimo !
    Quello che fate, quello che dite, il messaggio che portate.
    Non ho parole originali per sottolineare l’mportanza del vostro viaggio ma desidero dirvi che le emozioni ed i valori che trasmettete e che si provano leggendo, sono di grande esempio, profonda speranza e contagiosa fiducia.
    grazie di cuore
    Maurizio

  2. Giacomo scrive:

    Grazie Maurizio,

    grazie di cuore, le tue parole sono come una spinta quando l’acqua corre veloce.
    Sapere che qualcuno riceve emozioni, vere e sopratutto costruttive da quello che stiamo facendo ci regala tanto.

    Un abbraccio e a presto
    Un giorno
    g

  3. Giulietta scrive:

    In questo momento siete la mia finestra sul mondo, Ho un lavoro che
    non mi permette molto movimento. Ed è un periodaccio.
    Quindi vi seguo con molto piacere e …anche un pò di invidia.
    Lavoro in un ristorante che è anche hotel in Sasso Marconi ed ho
    fatto vedere i vostri “bollettini di viaggio” a cuochi e camerieri.
    Tutti entusiasti e tutti che vi seguono e che vogliono sapere dove
    siete arrivati ecc.. Trasmettete voglia di viaggiare e di conoscere
    luoghi e persone.
    Grazie per averci permesso di seguirvi.
    Aspetto con….ansia mista a piacere il prossimo ” bollettino”
    Con affetto . Giulietta

  4. luigi pavia scrive:

    grande giacomo , ti seguo sempre con grande ammirazione. 8 agosto io e cecilia partiamo in canoa per venezia,piccolo viaggio ma importante per noi, a voi la birra anoi le ombre.un abbraccio alla prossima.

  5. Marco L. scrive:

    Giacome, 6 grande!
    Aspetto con ansia ogni tuo resoconto, e non vedo l’ora che arrivi settembre per riascoltarti a Caterpillar…
    Che invidia, vorrei essere lì con te, chissà che non vengo a salutarti dalle parti di Vienna?!
    Buon vento!

  6. Giacomo scrive:

    Grazie Giulietta, sono onorato e felice che tu ci segua. Spero che tutto vada per il meglio. Guardavo sempre il sasso quando passavo di li per organizzare il mio viaggio, spesso con le pive nel sacco per i tanti no. Ma il sasso mi piaceva. Vedrai che passa! Tieni duro. Resisti! Un giorno spero ci vedremo. Un abbraccio
    Luigi, sai che il Grande Fiume è sempre un grande viaggio. Per me resta sempre nel cuore. Li ho iniziato. Goditi il fiume e le ombre.
    Marco, spero di vederti davvero a Vienna! Grazie per seguirci.
    Ma vai anche tu sui fiumi, basta anche un canotto della Upim, o costruisciti tu qualcosa, anche con dei bancali. Ogni fiume, torrente va navigato, protetto, raccontato! Più siamo e meglio ci occuperamo dell’acqua. Oh ragazzi, è acqua, mica pugnette! E’ roba nostra, di tutti, va difesa. E navigando la difendi.
    Buon vento!
    g

  7. Mario scrive:

    Sempre più bello e intenso il viaggio,sempre più belli e intensi voi…
    Grazie Giacomo.Un abbraccio,dalla Sardegna.
    Mario e Gil
    Ps:credo sia giusto dedicarti queste parole(non mie):

    “C’è un modo di dire dei gitani secondo il quale il paradiso non è alla fine del cammino,ma nel cammino stesso.Il cammino.La libertà.Sono idee fisse su cui insiste qualsiasi gitano con cui vi capiterà di parlare.E libertà significa non possedere altro che quello che ci si può portare dietro,significa muoversi di continuo,non appartenere a nulla e per questo non poter mai essere dominati da nessuno,nell’essere mutevoli e duttili come la natura”

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