Un pizzico di sana pazzia – Da Passau a Grein

A Passau ci raggiungono due nuovi ospiti, in un bel mattino freddo con l’acqua che fuma: Marco la sua fidanzata Naike. Marco è grande Naike un po’ meno, formano una bella coppia.

Passau è bella: tre fiumi, tre acque e rocce, turistica e viva. Il fiume più grande è l’Inn che, forte dell’acqua dei ghiacciai, e anche il più potente.

Perchè il Danubio è più famoso? Dovrebbe essere l’Inn a dare il nome visto che è il Danubio ad immettersi nell’Inn e non viceversa. Pensate solamente a quanti litri di inchiostro si potrebbero risparmiare solo scrivendo il nome più breve.

Misteri di noi (in) sapiens.

Siccome non sono una guida turistica, non vi racconterò di Passau ma di quello che a Passau non vedete: il disastro fatto sul Danubio, quasi completamente cementato, ucciso. Una tristezza unica.

E poi le navi da crociera che da qui partono verso sud-est, che saranno una maledizione per l’ambiente per molti anni, fino a quando finalmente capiranno che l’unico modo per salvare il fiume è proibirle.

I poveri anziani sballottati nei vari villaggi da pittoresche donnine in costume e ingozzati di cibo rigorosamente “esotico”, sembrano divertirsi. Non ho ancora avuto il coraggio di intervistarli, appena vedo una di queste navi mi viene il voltastomaco. Se un giorno proverete a remare lungo un fiume capirete il perchè. È un po’ come camminare sul bordo di una statale dove passano allegri molti camion…

Il fiume dopo Passau diventa immenso, non tanto in larghezza (mai sopra i 400 metri) quanto come paesaggi.

Le gole si alzano maestose, fiancheggiate da foreste di conifere sulle quali la luce corre tra le nuvole basse e le colora.

L’acqua, grazie all’Inn, è verde grigio, ma cambia con il cielo. Un momento sembra Patagonia, un altro un fiordo Norvegese.

E trovo molte tracce di Vikinghi, come sempre, veri o falsi che siano. D’altronde loro passarono di qui e magari alcuni si fermarono. Mi imbatto in una falsa nave Vikinga ed un villaggio Vikingo, ma penso sia solo un luogo didattico.

La sera, dopo 45 km estenuanti, percorsi con un grande Marco ai remi, arriviamo a Schlogen, forse il meandro più famoso del Danubio. La sera è fredda, il clima autunnale. La mattina il direttore del Marina, che sta tagliando l’erba umilmente, ci regala il soggiorno. Noi in cambio compriamo due bandiere di cortesia Austriache.

Già mi dimenticavo, siamo in Austria ora, e abbiamo passato di gran lunga i primi 2.000 km di viaggio. Non cambia un granché: nelle chiuse si fa prima, non ci fanno problemi con Clodia a remi da sola, e bisogna indossare i giubbotti di salvataggio nelle chiuse stesse. Ci sono molti biergarten e noi da buoni beergardeners ogni tanto ci fermiamo per controllarli.

Con Marco è facile, ha una naturale propensione ad essere un buon beergardener. Lui ha fondato il Club Vela OltrePo e si da’ molto da fare per diffondere l’amore per il fiume e per il mare, per l’acqua insomma. Ama anche la birra e insieme passeremo bei momenti sotto la pioggia quasi invernale a Obermuhle, rintanati in una Gasthof. Fuori, nuvole basse tra i pini: ancora Alpi.

Il giorno dopo partiamo di buon mattino incontrando paesaggi meravigliosi. Malgrado il Danubio sia sempre rinchiuso tra i rip-rap, è molto bello proprio per la severità e la dolcezza del paesaggio che stranamente convivono.

Il terzo giorno con Marco e Naike inizia con una remata a ritmi olimpionici. Ad un certo punto scendo a terra per collegarmi ad internet e dico: “Marco, vai per un po’ e poi mi aspetti. Se ti piace vai, con calma.” Forse lui sente solo il “se ti piace vai” e va!

Così mi incammino verso valle lungo la magnifica ciclabile Radweg R1 che dalle sorgenti del Danubio, per 2.800 km va fino alla foce.

Marco va, la corrente lo aiuta un po’ e io non riesco a prenderlo. Ad un porticciolo Bruno mi raggiunge con Serena e mi invita a bordo.

Preferisco di no. Mi faccio passare la favolosa Graziella (la bici di Paolo) e riparto verso Linz, a 32 km.

La bici vola, il percorso è segnalato benissimo, i biergarten tanti (ma non mi fermo) ed il paesaggio alterna colline e montagne.

Attraverso il Danubio su un ferry boat pittoresco, una specie di baita galleggiante, per abbreviare il tragitto che altrimenti dovrebbe passare sulla montagna.

A bordo ci sono tanti ciclisti, tra i quali uno inglese che mi da’ una mano a gonfiare le ruote.

Proseguendo incontro la falsa nave Vikinga e l’altrettanto autenticamente falso campo Vikingo.

Nell’immaginario collettivo c’è dappertutto la loro presenza. Di qui sono passati di sicuro, lo sento.

D’altronde sembra di essere in Norvegia, anche se invece forse loro cercavano un po’ più di tepore e di allegria. Io qua ci starei invece. Amo questo verde, ed il fresco.

Che piacere riutilizzare le gambe! Finita la montagna il Danubio si apre in un’ampia valle e il caldo torna. 32 km in tre ore in Graziella. Linz mi accoglie con una bella discesa, le macchine ora sono vicine perché il Radweg corre proprio lungo la statale.

Che belle queste piste ciclabili lontano dalle chiassose auto. Come sarei personalmente felice se venissero abolite in attesa di un motore più intelligente di quello a scoppio (che già esiste da quasi due secoli). Viva le biciclette! Leggere e silenziose.

Ma vi sembra logico che una macchina da una tonnellata o più spinga quasi sempre un omuncolo di 70 kg? Per qualche minuto di strada magari. Clodia pesa 120 kg e ne trasporta ora (con Marco, Naike, e me, più attrezzatura e vari pezzi) circa 300. Facciamo in tranquillità 50 km al giorno, e senza vento. Vi sembra ragionevole?

Arrivato a Linz, vedo un autobus a due piani londinese e sento odor di matti. Il mio fiuto difficilmente sbaglia. Forni solari, strani ricicli, un’apecar con forno da pizza che lavora a pieno regime, biciclette strane, etc, proprio sulla riva del Danubio.

Mi fermo, chiedo e scopro che è in corso una manifestazione che si chiama “Create your world 2011”, all’interno di un Centro Permanente, molto interessante, che si chiama  Ars Electronica.
In breve è un appuntamento che fa incontrare e premia idee da tutta Europa che mirano a creare un mondo migliore con le tre R, riciclo-riuso-risparmio. E i risultati mi sembrano a prima vista molto interessanti.

Bevo un succo di mela che mi sembra carissimo, 5 euro, ma in realtà c’è una cospicua cauzione di 2 euro per riportare il bicchiere di plastica indietro. Bella pensata, infatti intorno è pulitissimo.

Sono arrivato prima di Clodia e vado in giro a cercare un ormeggio. So che a valle, al km 2.132, c’è il Winterhafen, il porto d’inverno. Ci arrivo in pochi minuti, seguendo la ciclabile lungo il Danubio, incanalato. Poco prima del porto ci sono delle belle spiaggette pietrose dove la gente fa il bagno e riposa. Al porto, tre Rudden club, uno dei quali si chiama Viking tanto per cambiare.

Vedo una strana barca, “Eleonore”, circondata da pedane in legno, con un mulino a vento, pannelli solari, un sistema per il recupero dell’acqua piovana, ed un cartello che la descrive come parte di un progetto di residenze per artisti. Sento ancora odore di matti. Torno infatti dopo e trovo una bella e alta space-girl, fasciata una tuta spaziale argentata, che parla al telefono vicino alla passerella della barca.

Dopo un po’ mi parla e sorridendo dice che la barca non è sua ma di un certo Franz, un artista. Chiedo se posso ormeggiare Clodia che sta arrivando con a bordo Fine e Naike, che da sole si sono fatte a vela gli ultimi km. Lei gentilissima chiama Franz che le dice che posso stare senza problemi. Fantastico!! Come al solito i matti si aiutano.

Linz mi mostra subito la sua bellezza industriale: i porti, le acciaierie hanno segnato la storia recente, mentre i trasporti ed il sale quella del passato.

Il Danubio ha deciso la storia di questa città, così come quella di tutte le città che incontreremo da ora in poi.

Marco e Naike ci lasciano il mattino successivo, devono tornare in Italia a gestire il loro ristorante a Stradella. Andateli a trovare, subito fuori dal casello dell’autostrada A21: vi racconteranno dei bei giorni passati insieme sul Danubio e di tante storie del Po. Grazie, amici, da parte mia.

A Linz il primo giorno fa molto caldo. Ne approfitto per dare olio di lino al fasciame di Clodia. Al mattino sale a bordo Bernd, un amico austriaco ancora malconcio dalla sera passata a schnapps e vino, e tiriamo bordi con 0 vento, ma Clodia va lo stesso in mezzo ai palazzoni costruiti sul Winterhafen.

Nel frattempo ci raggiunge Paolo, da Bologna. Nel pomeriggio, accanto allo strano catamarano costruito in Junk Rig (armo Cinese) con un po’ di tutto e di niente riciclando intelligentemente diversi materiali, arriva Tim, australiano, bella faccia e simpatico come solo un Aussie può essere.

Vive a Linz da 20 anni, e ha fondato “Time’s up”, un laboratorio di situazioni sperimentali, legate soprattutto al riuso e riciclo. Facciamo un po’ di vogate insieme parlando di tante cose.

Il tempo passa e al ritorno ci aspettano varie persone a bordo di Eleonore: un’artista giapponese che vive a New York, Franz Xaver, che ho finalmente il piacere di conoscere (un uomo grande, in tutti i sensi, che crea situazioni, una specie di demiurgo) e poi tanti altri amici ricchi di creatività, buonsenso, entusiasmo ed  allegria, di tutte le età.

Dimenticavo che vengo abbordato da un dentista pazzo, su una canoa canadese. Faccia da playboy e tante parole in tante lingue: si chiama Ferdinand ed è di rara simpatia. Una figura che entrerà nella nostra scena più tardi.

Il giorno dopo piove e mi faccio un giro in centro, in bici. Una signora si ferma perché nota che cerco di accarezzare il suo cane, e mi racconta di come sia difficile in Italia portare i cani nei locali. Qui sono ammessi senza problemi. Poi ce ne andiamo a “Create Your world 2011” a intervistare i protagonisti.

Sara Hossein, di origine iraniana, ci descrive un gioco per coinvolgere i bambini e adolescenti in processi decisionali per nuove idee sostenibili, poi Thomas Schneider Katrin e Christoph Wiesmayr che creano una incredibile struttura per l’urban farming, utilizzando la idrocoltura ed il sole per portare alle piante acqua e nutrimento.

Un sistema che renderebbe autosufficienti molti edifici e che già viene applicato a Detroit e molte altre città che hanno vissuto una crisi profonda di trasformazione. Un incontro particolare che qui non posso approfondire meriterebbe anche il professor Bergmann, che a Detroit lavora su sistemi di mobilità elettrica, qualcosa di veramente nuovo.

Poi il Polymobil di Andrea Strauss, mille altre idee in pentola, un’ape rossa con un forno vero, a legna, che sforna pizze buonissime. Grazie a Victoria che ce le ha preparate. Poi ancora, un progetto chiamato “Import und Export” di Ernest Schmiederer e Marco Robert Büchl, che lavorano sui migranti, con video e foto molto interessanti.

I siti vi illustreranno meglio ogni singola iniziativa, per approfondire il lavoro di questi ragazzi, quasi tutti sotto i 19 anni. Tante persone che lavorano concretamente su un mondo migliore, possibile, non di ideali. Mi viene da dire, come sempre pensando al mio paese: povera patria. Ma anche da noi, in realtà, ci sono buone idee e ottimi progetti in corso. Analizzeremo meglio al ritorno. Qui non riesco a staccarmi dal solito cliché italiano esterofilo.

La mattina piove ancora e veniamo sorpresi dal ciclone Christoph, l’unico essere umano finora incontrato che posso guardare dal basso in alto. Un vero privilegio per me, e grande comfort.
Architetto, occhi buoni, mi porta con la bici in una Linz industriale e mega fumosa, memore di tanto lavoro per la guerra.

Hitler qui aveva situato uno dei poli dell’acciaio per la “costruzione” vera e propria del Reich. Ora c’è molto meno lavoro ma pur sempre intenso.

Un progetto un po’ ottuso fa male, e si vede, a Christoph (che viene da una famiglia di pescatori, casta privilegiata del Danubio) a cui brucia che si riduca il porto interrandolo. Ma si sa oggi vale molto di più la terra ed il Danubio è sottosfruttato dal punto di vista delle grandi navi, che sono pur sempre troppo pesanti per l’ecosistema. Anche a me pare un po’ stupido. Con tutti i capannoni abbandonati che vedo mi puzza di speculazione.

Ci facciamo una incredibile mangiata di pesce e prodotti coltivati nell’ultima fattoria rimasta nella ex piana inondabile del Danubio, dove Franz, il fratello pescatore ed agricoltore di Christoph, vorrebbe creare un ristorante che serve prodotti rigorosamente a km 0. Inutile dire che “hic manebimus optime”.

Il diluvio si scatena. Andiamo ancora a vedere una piccola baia artificiale che il padre di Christoph ha creato per utilizzare le acque calde di raffreddamento di una vicina fabbrica, dando ai pesci la possibilità di riprodursi.

Crescono pure i caparozzoli, in realtà vongole Filippine, le stesse che stanno invadendo la Laguna Veneta e che arrivarono qui attaccate ai serbatoi delle grandi navi del Danubio provenienti dal Mar Nero. Un passaggio gratis se lo possono pure concedere anche loro, no? Mica solo noi colonizziamo!
La serata scorre con rumori di motori antichi, uno Junkers a due tempi del 1940 mi fa addormentare. Proviene dalla bella barca di Holger, che dondola ormeggiata a fianco di Eleonore. Che bello! Anche se non amo i motori.

Al mattino dopo, a malincuore, si parte. A bordo arriva il dentista pazzo che già conoscete e mi diverto un mondo con lui a bordo che canta canzoni Serbe.

Facciamo un’ultima visita al bellissimo laboratorio di Tim, nel porto a valle del Winterhafen. Un  mondo di idee e prodotti della intelligenza.

Grazie Tim, sei stato grande! A presto “Ti xe veramente un pirata” (in Veneziano è un complimento!!). La vera Pirateria aveva regole e codici di onore, contro la becera pirateria del furto mascherato.

Ora siamo a Grein, piccola perla della OberOsterrich, dove il Danubio ha consentito di creare una felice e ricca isola di sapere. Piove, ho incontrato persone e angeli. Uno di questi, Horst, mi sta ospitando.

Sono molto stanco. I km e l’intensità del viaggio, degli incontri, del lavoro, della comunicazione continua, delle informazioni da assorbire, elaborare e restituire si sentono. E inizia a far freddo. Arriva l’autunno.

Ma di questo vi parlerò a breve, da Vienna.

Auf Wiedersehen!

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8 Responses to “Un pizzico di sana pazzia – Da Passau a Grein”

  1. gigi scrive:

    caro Giacomo, come sono cambiati i tuoi cieli d’Europa. mi è venuto un brivido di freddo osservando le nuove foto. è sempre bello seguirti!! buon viaggio

  2. maurizio vallebona scrive:

    continui a seguirti dal mio ufficio tutti i giorni.

    la tua avventura e ormai anche la mia. ciao !

  3. luigi pavia scrive:

    ciao giacomo, ti abbiamo seguito con entusiasmo e interesse, fino a spingerci a partire ad agosto da pavia a chioggia in canoa. abbiamo scoperto una bellissima realtà . io e cecilia ti siamo vicini grande giacomo. grazie ! alla prossima.

  4. Giacomo scrive:

    Grazie Gigi,, che bello che sei partito, e Clodia si chiama così in onore di Chioggia e della sua gente forte e generosa. E mi hanno aiutato molto.
    A presto
    Maurizio sei con me anche su Clodia.
    Sperando di avervi un giorno a bordo.
    Vi abbraccio amici

  5. Marco P. scrive:

    Ciao Giac!
    Complimenti per i 32 km in Graziella! Create your world è interessantissimo, grazie per queste chicche…!
    M.

  6. Giacomo scrive:

    Grazie Marco un abbraccio

  7. luigi pavia scrive:

    ciao giacomo, è’ passato molto tempo da quando abbiamo ricevuto tue notizie. dove sei? spero che tutto fili liscio , facci sapere!un abbraccio a presto.

  8. Giacomo scrive:

    Sono a Venezia caro Luigi, per breve tempo poi torno a Budapest e poi a Vienna per lavorare sul rimorchiatore Frederic Mistral. Ma scriverò un post su questo. E tu? Tutto ben? Quando verrai a Ve?
    Un abbraccio g

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