L’oro del Reno – Da Strasburgo a Francoforte

Cari amici, siamo ormai in Germania da quasi 10 giorni. Abbiamo fatto una sosta lunga a causa di varie incombenze: io per le solite visite mediche mentre Fine e Bruno per visitare la madre di Fine vicino ad Hannover.

Vorrei innanzitutto ringraziare Norbert e Lukas, che ci hanno ospitato ed aiutato nel Cercle Nautique de l’Alsace du Nord per tutti quei giorni senza farci pagare nulla e addirittura venendoci a prendere in stazione! Sentiti ringraziamenti anche a Pierre, l’autista di Seltz che mi ha dato gratuitamente e di sua spontanea volontà un passaggio fino a Beinheim, dove sarei arrivato dopo due ore a piedi e carico di pesi.

Il Reno, dopo la seconda chiusa di Sandbach, inizia ad essere potente. La corrente aumenta molto e raggiunge i 6-7 km orari, a tratti 8. La scia lasciata dalle boe è eloquente.

La navigazione procede tranquilla, sempre a remi con qualche raro tratto di bolina, percorrendo 61 km fino a Speyer, dove abbiamo il piacere di reincontrare Sandro e sua sorella Sara, di ritorno da Amsterdam. Ci fermiamo in un Marina molto moderno ed efficiente, anche se circondato da una urbanizzazione un po’ alienante.

Il Reno qui è maestoso anche se continua la evidente sensazione di un fiume ucciso ai fini della navigazione. I meandri che su Google Earth e su qualsiasi mappa sono ancora visibili, sono ormai separati dal corso principale. Alcuni club di canoa, canottaggio e vela vi si sono insediati, e mantengono vive queste bellissime oasi naturali. Ma l’acqua del grande fiume non vi scorre più libera.

Visitate il sito della CIRF per comprendere le differenze tra un fiume vero ed uno canalizzato.

Le grandi navi vanno veloci e le onde a volte sono fastidiose, ma mai sinora ci siamo trovati in pericolo. A volte mi metto volutamente sulla loro rotta e loro o modificano la loro (se hanno acqua a sufficienza), o rallentano (alcune rare volte), o avvisano con una sirena che apre la mente all’istante. Ubi maior minor cessat.

A Speyer passiamo una serata di festa con Sandro e Sara, concedendoci una divagazione culinaria in un ristorante che si chiama “Porto Vecchio Veneziano”. Siamo talmente stanchi ed affamati dopo i tanti chilometri sotto il sole a picco, che per una volta ancora cediamo alle lusinghe della società dei consumi.

E consumiamo, con parsimonia, ma consumiamo, e paghiamo ovviamente. Al mattino presto visito la città di Speyer che è molto bella con una grande cattedrale (“Kaiserdom”) protetta come Patrimonio dell’Umanità Unesco, e che ospita le tombe di otto re di Germania, quattro dei quali anche Imperatori del Sacro Romano Impero.

Visito poi un monastero del 1228 con una lapide che ricorda Edith Stein, religiosa e filosofa morta ad Auschwitz nel 1942. Trovo anche un monumento a tale Jakob, un pellegrino del 1300 che a piedi nudi credo si recasse a Santiago di Compostela: si vede che viaggiava leggero. Bravo lui! Less is more.

Ripartiamo al mattino e via, prima a remi e poi a vela verso Mainz.

La giornata è molto variabile: pioviggina, poi esce il sole, poi si alza un vento sui 10 nodi e con raffiche anche maggiori, che all’inizio è contrario, poi favorevole, poi contrario, poi favorevole. I paesaggi sono sempre i medesimi, grandi foreste, rari paesi, a volte grandi porti industriali, o meglio banchine.

A Speyer visitiamo l’ente preposto alle licenze per le barche e con precisione ed efficienza tutto viene regolato in pochi minuti. Dobbiamo solo passare a Mannheim per ritirare la licenza di Serena, la barca sulla quale naviga Fine, che serve per le riprese del documentario che stiamo preparando.

Mannheim è grande, dal fiume. Nel 1868, tra l’altro, qui si creò la convenzione di navigazione sul Reno che ancora oggi vale.

La ripartenza è gloriosa: Bruno alza le vele e sotto le ciminiere fumanti della BASF, supera navi e barchette varie, per una cavalcata che, salvo brevi tratti a remi, si concluderà tutta a favore di vento a Gernsheim, dove ormeggiamo in un piccola Marina sotto le gru silenziose di un porto industriale

Passiamo la sera davanti ad una bella birra, sotto una serie di platani ad ombrello che sanno tanto di Francia, con i gol della Svezia agli Stati Uniti (ci sono i mondiali di calcio femminile qui in Germania) di sottofondo.

Lo spettacolo principale è un bel tramonto rosso sul Reno che scorre potente, mentre un traghetto ogni tanto unisce le due sponde.

Quanto amo i ferry boat rispetto ai ponti, sopratutto quelli stupidi e bassi che fanno rompere gli alberi delle barche (in particolare se condotte da stupidi nocchieri..).

La natura non prevede ponti se non naturali, e poi bloccano tante cose. Uniscono un po’ e dividono molto. Ma per noi umani sono importanti.

Il giorno dopo, il 4° di navigazione sul Reno, ci porterà a Mainz dopo 36 km. Magonza è una bellissima città, sede vescovile, e molto, molto importante nella storia, a 202 km da Strasburgo.

Sole, poco vento, poi remi e molto vento contrario in vista di Mainz. Per fortuna sulla carta avevo visto qualcosa che ci ricordava un Marina, in un canale secondario e parallelo del Reno. Passo da una navigazione molto scomoda con onda corta che mi ferma quasi ad un canale dolce e pieno di vita, con anitre grosse, oche, cigni e casette sull’acqua e tante barchette.

Ormeggiamo in una selva di alberi (di barche), cosa inusuale per noi sui fiumi, e troviamo una sorpresa meravigliosa. Il marina, apparentemente deserto, è la sede nautica del MSC (Mainz Segel Club). Dopo qualche ricerca tra le barche incontriamo un signore gentile che ci ospita a bordo, ci offre tre birre e ci regala un bel catalogo di articoli nautici.

Poi arriva Harald, il commodoro del club, che venuto a sapere del nostro viaggio: detto fatto, ci invita alla riunione mensile del club per raccontarci.

Io dormo un po’, poi piove e poi smette: l’incontro è fissato per le 20. Il club ha sede in una vecchia fortezza di pietra rosa dei Vosgi, datata 1843, in un bosco meraviglioso, contornato da impianti industriali. Un bosco pieno di barche, luogo pieno di fascino.

I soci mi accolgono con calore ed uno di loro parla italiano, avendo lavorato molto tra Marghera, Napoli e Milano. Si respira amore per le barche e rispetto, tutto funziona bene e le persone sono gentili. Si può mangiare con poca spesa e passare alcuni momenti di pace nel verde. Una bella storia.

La serata si svolge con consueta riunione e, cosa strana, invece che applaudire le persone battono le nocche sui tavoli. Josephine ci introduce e con il suo splendido tedesco di Hannover racconta il nostro viaggio. Io aggiungo qualcosa e Bruno, come sempre, nella sua bella modestia si defila e scatta alcune foto.

Le persone mi sembrano molto commosse e colpite e alcuni di loro poi vengono a complimentarsi con noi, con gli occhi che brillano. Sono felice di condividere tali emozioni, e piantare semi semplici, naturali, autoctoni, nelle persone. È per questo che faccio questo viaggio. Che lo facciamo. Ci congediamo con calore da tutti i soci e andiamo a dormire.

La notte è molto piovosa e sotto la tenda dormo come un ghiro. Il mattino dopo è molto ventoso, ma almeno la pioggia è sparita. Un signore, Winfried, che ci aveva incontrati la sera prima, viene per avvisarci che il museo dove sono custodite alcune navi romane (non siamo i primi ad arrivare qui a remi e vela) ritrovate nel Reno, è chiuso fino a settembre.

Sono emozionato, arriva il Meno. Due km ancora nel Reno e poi viro a dritta, isso subito la vela ed inizia una cavalcata di 35 km tutti a vela (tranne forse due km controvento per un meandro). Solo le tre chiuse (passate senza problemi) ci fermano. Una addirittura ha la chiusa piccola per le barche piccole. Che lusso!

L’arrivo a Francoforte è quanto di più meraviglioso potessi immaginare. Si arriva a vela e sono molte le barche a vela! È uno stupore per tutti noi! I club si alternano e si tirano bordi tra le grandi navi che passano e le navi passeggeri.

Filo veloce col vento in poppa, viro e risalgo di bolina per chiedere informazioni ad un bel Sailing Club. Decidiamo di risalire ancora verso il centro ed il Westhafen: lo passiamo e poi ritorniamo prima a remi e poi di bolina contro un vento a tratti intenso.

La parte di città nella quale siamo è molto moderna, con un marina integrato in una urbanizzazione che recupera le vecchie aree portuali. Tecnologia e rispetto, una architettura forte ma umana: interessante connubio. Il Sailing Club che ci ospita è molto bello.

 

Oggi andremo a fare delle riprese con i ragazzi che veleggiano nel fiume. E pensare che sul Po andare a vela è considerato da pazzi!! Vero Andrea, mentore del Po? Vero Giorgio Mussi, con il suo “proa” a vela mi trainò sul Ticino nel lontano 2008, nel corso della risalita del Po? Continuate così ragazzi.

Qui non sono pazzi e ci sono 10 Sailing Club a Francoforte. Ed il Meno è più piccolo del Po.

Forse i pazzi siamo noi.

Un abbraccio e buon vento.


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4 Responses to “L’oro del Reno – Da Strasburgo a Francoforte”

  1. Giorgio Mussi scrive:

    Ti seguo e ti penso. Sono stato a San Zenone Po ed al mio arrivo con il proa hanno subito pensato a te ed ha qualche nuova tua avventura.Ho aggiornato
    Silvana la proprietaria dell’imbarcadero di San Zenone circa i tuoi “viaggi” e ti saluta.
    Giorgio

  2. Giacomo scrive:

    Grazie Giorgio.
    Mi mancate! Qui c’è tanto da imparare su come gestire un fiume.
    E pensare che il Po è così bello!

    Un abbraccio a tutti voi

  3. daniele magnasco scrive:

    Ti ricordi di me? Una quindicina di anni fa abbiamo giocato per un paio di annate a basket a mestre con Marco Centasso, Mario Pergola, davide orsolan etc.
    Che eri un architetto matto l’avevamo capito tutti subito, ma che fossi capace di una impresa così grande no! Ti sono vicino, quando torni a Venezia bisogna che ci vediamo, stammi bene e buon vento!

  4. Orsolan Davide scrive:

    Grande Giacomo,se torni a Venezia avvisaci che saremmo molto contenti di assaporare le tue passioni dalla tua voce, complimenti.

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