Man on the River: the project

“Absolutely inaccessible by fair means!”  Albert F. Mummery


Una barca e un uomo attraverso l’Europa


Sui fiumi del Vecchio Continente per restituire l’uomo alla natura, la natura all’uomo, l’uomo all’uomo. Per un uomo Nuovo.

Le domande. Possiamo continuare ad “usare” la Terra, senza limiti, senza senso? Possiamo continuare a distruggere, consumare, gettare? Un vivere “sostenibile” è possibile? E possono bastare convegni, campagne, tam tam in rete?
Non c’è forse il bisogno di un gesto semplice e allo stesso tempo epico? Un gesto nuovo e antico?

Le cifre.
5.200 chilometri, 6 mesi su una barca a remi, giorno e notte, 1 milione di vogate sul Reno e il Danubio, dalla Manica al Mar Nero; ad aiutarlo – attraverso 15 paesi, da Londra ad Istanbul, passando attraverso Inghilterra, Francia, Germania, Austria, Slovacchia, Ungheria, Serbia, Bulgaria, Romania e Turchia – ci sarà solo il vento, una vela. Tutto questo non per una performance sportiva, ma per raccontare un nuovo rapporto con la natura, con l’acqua, con i fiumi.

È l’impresa di Giacomo De Stefano, astigiano ma veneziano d’adozione, 44 anni. Qualcosa di più di un ambientalista, lui si definisce un “viandante del nuovo mondo”. Il miracolo dell’impresa sta scritto alla voce budget: 0 euro. Tutto ruota attorno ad un’ “economia de dono”, della gratuità. Aziende private, amici, partner: lavorano con lui, gli stanno fornendo mezzi e idee; tutti stanno creando le condizioni per rendere possibile un qualcosa che ha dell’eccezionale.

Man on the river. Ad aprile, partirà da Londra, con “Man onthe River”. Sei mesi in barca a remi, farà leva solo sulle sue braccia, le braccia di un uomo: un uomo che racconta un nuovo umanesimo, oltre la tecnica dei motori a mille cavalli.

European riversPerchè “Man on the River”?

Per secoli i fiumi sono stati il principale mezzo di collegamento tra civiltà e di approvvigionamento di acqua per l’uomo: non a caso quasi tutte le più grandi città sorgono sulle rive di un fiume. Oggi la maggior parte delle vie fluviali è abbandonata a se stessa, privilegiando altre vie di trasporto inquinanti e costose, e ancor peggio scaricando nei fiumi rifiuti e liquami sia urbani sia industriali che stanno portando ad una lenta morte di tutta la vita fluviale.

Con “Man on the River” Giacomo vuole ridare centralità ai fiumi che attraversano l’Europa: partendo dal Tamigi, attraverserà il canale della Manica, risalirà i canali francesi fino a Strasburgo, si immetterà prima nel Reno fino a Norinberga e successivamente nel Danubio, attraversando Vienna, Bratislava e Belgrado fino a sfociare nel Mar Nero, e di lì ad Istanbul per una durata prevista di cinque mesi.

Sulla scia della sua barca proverà a tracciare anche la via per un nuovo mondo, la strada per nuove opportunità economiche, una forma di turismo maggiormente rispettoso e sostenibile, dimostrando che non solo si può viaggiare con poco e rispettando la natura, ma che questa forma di turismo è immensamente più ricca di emozioni e soddisfazioni.

Cambiare si può. “Man on the River”: un viaggio attraverso il cuore dell’Europa, un cuore verde che cerca spazzare un cuore nero ed inquinato, al grido di “Cambiare si può”.

Che sia la versione europea – originalissima ed affascinante – del “Change” americano?

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9 Responses to “Il Progetto”

  1. giulietta scrive:

    io ho una catena. Mi incuriosiscono e invidio coloro che non
    ce l’hanno.

  2. Titta scrive:

    Una sana invidia per chi porta con sè i sogni e lascia a casa gli incubi!

  3. Giacomo scrive:

    Bisogna muoversi, se si può. E’ faticoso ma apre i polmoni.

  4. Giacomo scrive:

    A Giulietta: che catena? Si può rompere? O è troppo forte? In quel caso in questa vita stai lì. Ma nella prossima…

  5. Jorge Tarducci scrive:

    Grande Giacomo !

  6. Giacomo scrive:

    Grazie Jorge grazie intanto sono piccolo piccolo ora (come sempre mi sento davvero)

  7. giancarlo scrive:

    Appena sentita la tua intervista a Radio 24, pochi minuti fa, sono corso a documentarmi sul sito.

    Il dono, l’incontro gratuito, il rispetto per la Natura. Li sto riscoprendo ed imparando a rispettare ed amare.

    Bellissima avventura la tua/vostra… confesso che, dopo aver letto P G Woodhouse da bambino, il Tamigi in barca mi è rimasto nel cuore.

    Non conosco la “burocrazia” relativa – so che sul Po ci sono regole da rispettare, forse complesse? sta di fatto che nessuno lo naviga per diporto! – ma sento ancora e sempre la voglia ed il richiamo dei grandi fiumi coi loro ritmi lenti.

    Ti seguirò, col cuore e con la mente, e ti auguro un buon viaggio ricco di umanità.

    Giancarlo S. Z. da MB

  8. Giacomo scrive:

    Grazie Giancarlo, sul Po non ci sono formalità particolari. L’ho fatto tutto a remi e vela andata e ritorno nel 2008. Tutto facile, a parte corrente contraria bestiale.
    Vedi http://www.unaltrop.wordpress.com

    Un abbraccio

  9. Guido Cattaneo scrive:

    Fantastico – Io voglio fare il tragitto da Marsiglia a Costanta (mediterraneo-Mar Nero) in house boats adatta. Chi vuole partecipare ???

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