Il nostro viaggio continua a ritmi velocemente lenti. La media che riusciamo a tenere è sui 30 km al giorno.

Ci eravamo lasciati a Cambrai, sul Canal De Saint Quentin: città bella e ricca di storia. Curiosamente qui nel 1508 fu formata, su iniziativa di Papa Giulio II, una lega tra le maggiori potenze del tempo contro Venezia, la mia città adottiva.

Troppi galli nel pollaio e la cosa si sciolse come neve al sole con ribaltoni degni di casa nostra.

Mentre i nostri compagni si rimettono in viaggio, Fine ed io ci fermiamo per aggiornare il sito, cosa veramente difficile ora data la scarsità di villaggi. Siamo d’accordo con Bruno, Francesco e Sandro che la sera li raggiungeremo appena prima del tunnel di Riqueval.

Un gentilissimo amico conosciuto la sera prima nel bel porto di Cambrai, quello dove Capitan Jean Luc ci aveva regalato l’ormeggio, ci accompagna in macchina dopo aver finito il suo lavoro in una pizzeria, ovviamente Italiana…

Si chiama Julien Debut e a lui vanno i nostri ringraziamenti più sentiti.

In questi giorni percorriamo ben due tunnel tra i quali appunto quello il Suterrain de Riqueval, lungo 5.671 metri, che ci lascia senza fiato. Un rimorchiatore elettrico a catena (con i cavi sospesi come il tram) detto “Toeur” traina un convoglio di sei barche, noi per ultimi. Questo è uno dei due tunnel fluviali francesi che utilizzano questo sistema: l’altro è quello di Mauvages sul canale che porta dalla Marna al Reno.

Roccia, mattoni, un lavoro immane per superare una collinetta. Napoleone nel 1801 lo volle costruire e nei dieci anni successivi migliaia di disperati lo scavarono quasi a mano. Si vedono ancora i colpi di scalpello e piccone. In questo video potete ripercorrere con noi il tunnel.

Dentro è freddo, il tragitto dura circa due ore: Bruno ed io su Clodia ci buttiamo sotto una vela e dormiamo quasi fino all’uscita.

La sera arriviamo a Saint Quentin, dominata dall’imponente e altera cattedrale: bella città. Nel piccolo e bel Marina, a differenza di quanto accaduto in Inghilterra e a Cambrai, un capitano poco generoso non ci aiuta per niente, ma così va il mondo.

Il giorno dopo Francesco e Sandro ci lasciano per fare ritorno a casa dopo la loro avventura a bordo.

Francesco si dirige verso Plymouth, in Inghilterra, dove attualmente vive, mentre Sandro è pronto a percorrere nuovamente i campi e le calli della nostra amata Venezia.

Sono stati compagni meravigliosi e non è facile esserlo data la spartana vita che conduciamo. Così rimaniamo a remare in due, come da copione.

Procediamo per circa 35 km in 10 ore, fino a Fargniers, dandoci il cambio ogni due ore, con un vento contrario ma debole. Entriamo nel Canal de la Sambre à l’Oise. Dormiamo lungo le sponde, prima della chiusa, e troviamo anche qui nuovi amici: due simpatici Olandesi, che non parlano inglese ma vedendoci provati ci offrono dell’ottima birra.
Il giorno dopo il vento aumenta e riusciamo a percorrere solo 22 km.

Soffriamo, trainiamo la barca dalla sponda con una cima, ma finalmente imbocchiamo il canale dall’Oise all’Aisne. I canali francesi sono veramente tanti! Se volete farvene un’idea qui trovate la lista completa.

Il vento cala perché ora è di traverso e quindi ci arriva molto indebolito grazie alla provvidenziale schermatura gentilmente offerta dagli alberi.

Attraversiamo il primo ponte sospeso sul fiume, o meglio il primo “canale sospeso”: navighiamo a 15 metri sopra l’Ailette! Poi via fino a Guny dove dormiamo in una bella area dedicata ai naviganti con scivolo di alaggio, bitte, etc. Un esempio da seguire. La notte è fredda e ventosa, con poca pioggia. Al mattino visitiamo la boulangerie del paese per un croissant e una baguette, dobbiamo far onore alle tradizioni locali…

Una bella cattedrale sperduta nel nulla, il municipio una scuola con ingressi rigorosamente separati tra maschi e femmine e tanto silenzio. Bellissimo!

Mi piace questo paesaggio di semplicità, natura selvaggia, colline, rade radure e poco rovinato dall’uomo.

Riprendiamo il viaggio con molto vento che passa sopra di noi, ma i nostri amici alberi ci forniscono una grande protezione. Silenzio. Alberi, uccelli e acqua. E Clodia che scivola.

Sono nulle le nostre possibilità di procurarci il cibo da contadini dato che semplicemente non ne troviamo. La foresta è pressoché ininterrotta e quando arriviamo la sera ci fermiamo per dormire.

Da Guny a remi (pochissima vela) e un’infinità di chiuse (siamo a più di 50 già superate) percorriamo circa 21 km per arrivare a Pargny-Filain, trovando anche qui una bella area di ormeggio con elettricità ed acqua. La sera, cercando un bar, vedo una scritta buffa: “Compagnie Isis”. Il mio istinto mi porta là, dove ci sono i “matti”, quelli belli, utili.

Ed infatti vediamo due tende da circo e scopriamo che alcuni ragazzi hanno fondato da 15 anni una compagnia di arte circense.

C’è anche una compagnia cambogiana che sta per partire. La sera ci invitano a mangiare con loro crepes saporite nella loro casa dai vecchi muri, appartenuta ad un nonno filantropo e ad una madre attrice.
I due giovani figli e i loro amanti e mariti, insieme ad alcuni amici svedesi, hanno dato vita a questo piccolo grande sogno.

Stiamo bene e parliamo di futuro davanti ad un grande camino acceso (qui di sera fa ancora freddo) e bella musica. Stasera andiamo con loro ad uno spettacolo e presto vi racconteremo di più.

Siamo a 58 km da Reims, capitale dello Champagne. La fatica si sente ora, ma siamo molto carichi.

Un abbraccio. Giacomo

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1 Response » to “Indiana Jack e il tunnel del destino – Da Cambrai a Pargny-Filain”

  1. gigi scrive:

    un viaggio bellissimo, ormai ho preso l’abitudine di guardare e leggere dove siete, e anzi ora dove sei. complimenti anche per le foto. insomma, complimenti e continuo a seguire thremanontheriver

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