Danubio al Cocco – Da Norimberga a Ratisbona

Qualche giorno fa scrivevo: “Sono a Norimberga. Bella città.”

Solito pauroso delirio di ogni città, per chi come me viene dal mondo sano e semplice del fiume; miseria e lusso, funzionalità e malessere insieme. Felicemente a volte.

Pensavo peggio: tutti mi dicevano male di Norimberga. Ha un’anima forte. Si comprende che ha sofferto molto, ed è un po’ matta.

Quasi rasa al suolo durante la guerra, tante industrie, sudore, Dürer, i ponti bellissimi, San Lorenzo e il suo portale affollato da mille sculture, vetro, hi-tech, led e la fontana delle tette (c’è n’è un’altra a Treviso, vicino a Venezia!).

La migliore metro (senza conducente!!) e rete di trasporti che abbia mai visto e percorso. Mi sono trovato, senza volerlo, nel red light district, tra donne indecenti, simpaticissime per altro, non per loro colpa ma per una società malata di indecenza.

Seduzione (se-ducere dal latino, condurre a se) che in fondo usiamo tutti, seppure con toni e modi differenti.

Est modus in rebus, c’è un modo nel fare le cose. E i modi contano.

Un fiume di fiumi

Vi scrivo da Ratisbona: i ponti sono ormai più di 900 (ho perso il conto) e le chiuse 342 (lo sto perdendo…). Ma non sto perdendo le fila di un viaggio che mi sta mostrando un fiume di fiumi, che a volte non sono più fiumi ma che potrebbero ritornare ad esserlo, come il RMDK per esempio.

Arriviamo alla cima, al punto più alto del nostro viaggio (409 metri di altitudine), dove c’è il monumento che festeggia proprio questo crinale posto dopo una serie di chiuse pazzesche di 27 metri di altezza, che imprigionano e muovono milioni di litri d’acqua.

Siamo saliti di 200 metri da Bamberg e ora iniziamo a scendere verso Istanbul. Un momento importante.

Dopo il km 102 del Main Donau Kanal iniziano ad esserci chiari segni di una maggiore attenzione all’ambiente nella costruzione del canale. Piccoli laghi laterali, visibili su Google Earth, che permettono ai pesci di deporre le uova e sopravvivere alle correnti quando l’acqua entra ed esce dalle chiuse, ed alle grandi navi.

 

Lungo il MDK

Ma ricapitoliamo le tappe. Dopo Norimberga e dopo un temporale coi fiocchi che mi sorprende sulla magica Graziella di Paolo ripartiamo verso il “Donau” (Danubio).

Il tempo è variabile, il vento contrario. Dopo il super affollamento di ospiti dei giorni scorsi ci ritroviamo improvvisamente in due: Nicola ed io a portare avanti Man on the River. Ma ci attendono sorprese…

Le chiuse sono gigantesche: come detto la più alta è di 27 metri. Sembriamo dei pulcini in una tinozza. L’acqua sale potente e noi siamo ormeggiati sul lato sinistro dove non ci sono le bitte galleggianti, quindi ogni metro e mezzo dobbiamo cambiare ormeggio.

Alcune volte è dura perché l’acqua ci spinge fuori: ci riempiamo di fango. Ma impariamo velocemente e alla prossima andremo sul lato destro!

La sera, stanchi ma felici, chiediamo di ormeggiare sulla banchina prima della chiusa, in un paesino che si chiama Haimpfarrich.
Mangiamo una cena frugale in una deliziosa Gasthaus con un enorme e dolcissimo alano al nostro fianco, sotto un grande platano. Birre, ciclisti, profumo di campagna e grande tranquillità.

Al mattino via di nuovo, meno vento e si fila. Arriviamo dopo una giornata bellissima e senza pioggia, malgrado il cielo minaccioso, a Berching, dove troviamo il primo marina dopo 58 km. Non c’è nessuno e fa caldo. Andiamo in paese dopo che Bernhard (nome ricorrente nel nostro viaggio!), un simpatico nomade come noi su una vecchia chiatta motorizzata, diretto al Mar Nero, ci presta la bici e ci consiglia una visita.

Berching è uno splendido paese e circondato da mura del 1475 ancora intatte. Ha dato i natali (in un paesino vicino, Erasbach) a Christoph Willibald Gluck.

Questo grande musicista è autore di molte opere, tra le quali Orfeo ed Euridice (che avevamo usato per uno dei nostri vecchi trailer), grande amico di Metastasio e allievo a Milano del Sammartini. “Che farò senza Euridice…”

La sera nel marina ci raggiunge Dominik, manager che ci offre una birra e subito ci invita ad incontrare il sindaco il mattino dopo, organizzandoci un appuntamento.

Molto gentile e brillante, il Bürgermeister Ludwig Eisenreich ci riceve nel suo studio e ci racconta in una bella intervista delle vocazioni turistiche, di un turismo di qualità legato alle bellezze del luogo.

Solo le grandi navi sembrano turbare l’attenzione al territorio che qui viene posta e che si vede da tutti i soliti accorgimenti logistici per aiutare i ciclisti e camminatori a trovare la strada, i punti di ristoro, il museo Gluck e molte altre ricchezze. Poi il sindaco sale sulla nostra barca per una foto ed un articolo e ci dona un boccale di birra speciale!

A Berching è ancora chiaramente visibile il canale Ludwig, quello vecchio con una bella chiusa. Purtroppo, e con grande tristezza, vedo che poco prima è stato costruito un ponte “a raso” per far passare le macchine, impedendo di fatto qualsiasi navigazione. Restano due sole chiuse funzionanti, una a Bamberg ed una alla confluenza con il Danubio.

Il sindaco recepisce con interesse la mia proposta di lottare per un ripristino del canale per le barche a remi, che si allontanerebbero così dal pesante traffico delle grandi navi. Tristezza e speranza al tempo stesso.

 

L’equipaggio cresce

Si riparte, come sempre finchè c’è vita. Bella giornata, cedo i remi a Nicola, è bravo e per due ore ci dà dentro. Alla chiusa di Dietfurt vediamo da lontano una persona che si sbraccia. Non ci posso credere! Beate Werner, ci ha raggiunti da Copenhagen. Ci ha trovati: in gamba la ragazza!! Un onore per noi ed una festa, una stella che ci da luce immediatamente.

Beate è una pro dei fiumi, capo della divisione acque all’Agenzia Europea per l’Ambiente. Se volete sapere di più su di lei basta cercare su Google il suo nome.
Ceniamo insieme a Meihern, nella gioia e nel trionfo dell’Altmuhle river, che ora è canale e fiume, molto più vivo e ricco di varietà.

Bellissimo, sotto foreste immense e piccoli e grandi picchi calcarei denominati Dolomiti. L’acqua è pulitissima. Ormeggiamo tranquilli ad un pontile e nella notte dormiamo sereni.

Al mattino mi aspetta una bellissima sorpresa!! Mi alzo con gli occhietti cisposi, nuvole basse e sole. D’un tratto, chi mi vedo arrivare incontro?

Il magico Jürgen (Hoh) con tre tazze fumanti di caffè in mano. Che felicità!! Ci ha raggiunti nella notte e con il suo van ha dormito vicino a noi.

Seconda colazione con Bea e poi via. Però prima c’è un problema, arriva la polizia!!

“Ci siamo!” mi dico. In breve, abbiamo ormeggiato con un leggero strabordamento nel canale e malgrado la luce di fonda abbiamo creato un allarme che è stato emesso durante la notte. Ci passavano tranquille due grandi navi affiancate ma così è la legge e ci danno una multa di 30 euro. Il poliziotto, gentilissimo, si scusa quasi di doverci far pagare. Notiamo che il suo furgone è pieno di campioni. Lui stesso si incarica di campionare le acque del fiume per controllarne la qualità. Bello no?

Via verso il Danubio, ormai mancano 30 km. Ai remi oggi ci siamo Beate ed io. Mi racconta di tutto: ambiente, acqua, vita. Che bella persona. Una stella appunto.

Il fiume ora è a meandri, il paesaggio largo, verdissimo, le lanche abbondano. A Riedensburg sale a bordo sale anche Jürgen, che ci aveva raggiunto in bici (che viene caricata su Serena). Ci fermiamo in un caffè dove arriva subito un signore inglese, richiamato dalla bellezza di Clodia. Harald è un giornalista locale che subito ci intervista. Una bella accoglienza.

Mi ripropongo di tornare a Riedensburg, paese che si affaccia sul canale-fiume. Che bello, apre le braccia all’acqua. Angelo ci accoglie nel suo caffè italiano.

Riprendiamo a navigare verso Kelheim, emozionati, in un pomeriggio torrido. Jürgen fa il caronte di banane a nuoto per portarci un po’ di ristoro. Fantastico! Il paesaggio è stupendo: picchi e castelli, ponti in legno e natura potente, pannelli solari ovunque. Siamo nello Jura e ci tornerò, speriamo!

A Kelheim gli ultimi km sono tra il cemento. Al km 171 finisce il RMDK e inizia il nostro Danubio: 2.411 alla foce, nel Mar Nero. Cosa provo? Un’emozione immensa. Abbraccio Jürgen e Beate. D’ora in avanti siamo in un fiume vero, anche se le pietre lo canalizzano ancora. La corrente è con noi e corre!!

 

2.000 km di conoscenza

Questi quasi 2.000 km mi hanno cambiato, credo in meglio. La forza, l’energia di questi fiumi e canali, dell’acqua e degli uomini. Le potenzialità, gli errori, i miei sopratutto. Una vita intensa, un vita in un giorno, per lavorare meglio. Spiritualmente tutto questo mi parla mi cambia, continuamente. Energeticamente è molto impegnativo.

Dopo pochi chilometri siamo a Saal, al marina dove abbiamo appuntamento con Bruno e Fine: ebbene sì, Bruno è tornato per continuare il viaggio e fino al 20 ottobre sarà con noi, ovunque arriviamo!

A proposito, mai dire mai, ma vista la tabella di marcia del viaggio non siamo certi di riuscire a sboccare nel Mar Nero per raggiungere Istanbul in tempo utile. A Novembre quelle zone sono parecchio fredde e le acque pericolose per una barchetta come la nostra, quindi c’è la possibilità che dobbiamo lasciare un ultimo pezzettino di percorso per la prossima primavera. Comanda la natura, ubi maior minor cessat.

Dalla borsa di Bruno esce una sorpresa: un cocco fresco dal Brasile! Il liquido che ne esce è vita pura. La cosa più buona che mai abbia bevuto. Grazie Bruno.

Passiamo una notte di festa (ospiti di un altro italiano, Salvatore, sardo) sul Danubio verde. Il mattino dopo si parte verso Ratisbona. 32 km con chiuse in discesa e velocità folle.

Il vento è a favore e tocchiamo i 16,3 km orari. Pazzesco. La corrente è a circa 6/7 km orari.

Un vecchio ferry spinto solo dalla corrente è mosso da un vecchio caronte. Come mi è capitato di vedere in Cina, sul Mekong, in Yunnan, qualche anno fa.

Un temporale monta, mi fermo tra rocce e foreste in un piccolo marina dove ci raggiunge una giornalista, Anna, giovanissima. Il vento aumenta, piove un po’ e poi torna il sole.

Passiamo l’ultima chiusa, piccola, con Anna divertita e spaventata a bordo con  noi. Arriviamo a Ratisbona. Bellissima. La porta Pretoria, Marco Aurelio, il duomo. 18.000 studenti: bellezza insomma. E non è la prima volta. Approfondiremo presto.

Alla prossima, nel frattempo sentite questa nostra intervista con Beate. Un abbraccio.

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