Cose da fare in inverno – Da Esztergom a Budapest

Eccomi qui, vi scrivo da Venezia. Il mio campo base, il nido, ancora meglio il mio porto. Che ci faccio a Venezia? Tante cose. Per prima cosa mia madre ha sostenuto un’operazione molto seria dopo una brutta malattia ed era importante tornare. Lei mi ha sempre sostenuto in mille occasioni e quindi lei è importante. Poi ho deciso di fermarmi. A Budapest, nel mezzo del cammin…

L’idea di navigare in inverno, pioggia a parte, mi allettava, sopratutto perché io con la neve ed il freddo vado a nozze. Tuttavia non sarebbe forse stato intelligente percorrere il fiume durante mesi così avari di luce e con poche ore a disposizione per navigare, quindi il viaggio riprende la prossima primavera, inshallah, per raccontare tante altre cose di un mondo forse diverso ed arrivare ad Istanbul dove ci attendono da lungo tempo.

Anche a Vienna c’è qualcosa da fare. Vi ricordate Franz, il capitano, e il rimorchiatore imperiale Frederic Mistral, quello di Cecco Beppe? Ebbene, Franz mi ha offerto di utilizzare il rimorchiatore ed i suoi ambienti affascinanti come meglio credevo nel caso avessi voluto fermarmi.

Stupefatto da tanta gentilezza e generosità ho pensato qualche notte a cosa si poteva fare e in un prossimo post ve lo racconterò.

Intanto ricapitoliamo. Ero rimasto ad Esztergom, bellissima città, ricca di storia e bellezza e anche di un bel museo sul Danubio, dove mi raggiungono sia Paolo, da Bologna, sia Bruno e Fine, da Komarno.

Il giorno dopo, baciati dal sole che da due settimane ci regala temperature estive di giorno, si parte. Mancano 70 km a Budapest. Il vento è debole e vado più veloce remando. Mi piace iniziare la giornata a remi, mi sembra di guadagnarmi meglio i km di acqua, che il fiume capisca il mio impegno ed il mio amore per lui, il mio rispetto

A vela è bellissimo ed è un dono che non posso rifiutare, ma è troppo facile (non sempre). Usare i remi, accarezzare l’acqua è un po’ come amare il fiume. Nel senso anche fisico, sessuale. A chi viene a trovarmi a Venezia, per esempio, dico sempre che non si può comprendere Venezia sino a che non si impara a vogare, a mettere il remo in acqua, ai sacrifici di chi ha trasportato tutto via acqua ed anche alla bellezza di questo movimento molto sensuale, umido, dolce… Dove la potenza perde rispetto alla tecnica, alla delicatezza e fluidità, all’intelligenza, all’attenzione.

Continuiamo, remo un paio d’ore, i paesaggi sono come sempre splendidi. Iniziano le colline e lo scenario ricorda la Wachau, in maniera forse più dolce. Moltissime persone in kayak, canoa, pochissimi a vela. Pochi anche su barche a motore, traffico commerciale a parte (comunque mai fastidioso). Sono felice.

Molti mi salutano; ad alcuni, sono abituato, la bocca si apre e il mento cade… “Non perderti per niente al mondo lo spettacolo d’arte varia di uno innamorato di te” cantava Paolo Conte. Clodia è bella. Isole, alcune lunghissime, spiagge da tropici, e castelli. La Duna (il Danubio) è bellissima. Poi come spesso accade il fiume si accorge di me e mi manda il vento, suo amico. E così inizio a godermela davvero.

Ho tutto il tempo per osservare le bellezze di questo tratto di Duna. Poi viene Visegrád e la sua fortezza pazzesca: qui passò Gengis Khan, e già dai romani la fortezza era immensa. Ancora oggi incute timore.

Vedo qualcuno in cima, sono piccolissimi. Poi sento un: “Giacomooooo”, cerco, guardo e sul torrione in basso vedo Paolo e Bruno. Filmano. Quanta fatica mi regala Paolo, in questo progetto fatto di passione, generosità e pochi mezzi economici. Che vergogna provo a vedere quanto denaro ho sprecato nella mia vita. Vedo che nel mondo molto si spreca, sempre. E quante cose belle e magari utili si possono fare con poco denaro. Anche con molto denaro si possono fare cose bellissime. E utilissime a dire il vero.

Dopo Visegrád inizia sulla destra un canale più piccolo, un ramo naturale del Danubio/Duna che l’isola di Szentendre crea per lunghi km. Si vede che qui vivono persone di grande sensibilità. La natura è rispettata, le sponde sono naturali, non si vedono rip-rap, quelle pietraie artificiali per contenere le sponde, per evitare l’erosione… Per uccidere il fiume?

Dopo 30 km il sole inizia a calare e vedo sul libro di Rod Heickell e sulla bellissima guida “Die Donau” di Melanie Haselhorst e Kenneth Dittmann (ed. Maritim – Hamburg, 2008) prestatami da Bernd, che a Dunagobody c’è un piccolo pontile, vicino ad un camping nel quale possiamo ormeggiare. Il tramonto è splendido e ne approfitto per filmare il modo, il rito ripetuto ormai centinaia di volte, di mettere su la tenda su Clodia

Un regalo preziosissimo per tutte queste notti, confezionato con la vecchia tela olona che si usava per i teli dei camion, delle tende e tendoni: traspirante, sana e ancora perfettamente funzionante. Regalo del sig. Sacchetto, della Teloneria Mestrina di Marghera, Venezia, tagliato e cucito in un giorno. Un regalo meraviglioso!

Dopo la tenda bisogna uscire. La porta è chiusa ed il pontile obbliga ad un bel contorsionismo. Questo ed altro siamo abituati a fare. Troviamo poi un camping dove mangiamo ottimi hamburger locali e birra Soproni. I gestori ci hanno visto lungo il tragitto e ci fanno come al solito i complimenti. Si parla in inglese. Siamo stanchi e felici. Notte tranquillissima, senza un’onda, tutto il traffico commerciale è nel ramo principale del Danubio. Al mattino facciamo colazione nel camping con latte e panino.

Poi puliamo la carena e delle belle cozze, enormi, trovate in acqua. Il fiume è ancora caldo. Infatti fuma al mattino.
Paolo sale a bordo e verso Szentendre ci prepariamo mate e riso e poi uova. Le raffreddo facendole galleggiare sul Danubio. L’acqua non manca. L’isola sembra non finire mai.

Arriviamo a Szentendre. Un angolo di mediterraneo sul Danubio, e c’è un motivo: molti greci ortodossi, mercanti, vennero qui nel 16° e 17° secolo e ancora oggi si possono vedere le loro chiese, un museo dei greci vissuti qui, un cimitero e la sensazione bellissima che il mondo è fatto di nomadi, che a volte si fermano e creano bellezza folle. Molto più bella, interessante, della bellezza saggia. Beh, almeno per me.

La vecchia Szentendre è in alto, qui sì che si doveva essere saggi. Il Danubio si alza ogni tanto. Meglio non essere dove lui arriva. Ho visto con tristezza un omaccione evidentemente ricco, paron di un bar per turisti fatto come un banale bar da aperitivi (banali e costosi, che si trovano ormai banalmente dappertutto, di quelli per fighetti banalbrillanti, e con macchine banalcostose) che faceva smontare il costoso palco costruito vicino al Danubio. Peccato. La città in alto è così bella, poetica, vera. Meno male che quel bar è lontano. Magari, un giorno, il Danubio ci pensa lui.

Bella piccola grande città. Da viverci. Riparto il giorno dopo e con Paolo a bordo ci divertiamo a riprendere Clodia con varie camere, camerine e camerone. Poi il vento gioca con noi: contro, a favore, di traverso. Il fiume gira, arriva il sentore di Danubio grande. Il canale finisce e si sente che la nostra quarta capitale sta arrivando. Canoisti, kayak, barche di tutti i tipi. L’acqua è amata e la Duna è amata.

Budapest apre al Danubio le sue braccia, ciò che unosce Buda a Pest non sono i ponti, non Adam Clark con il suo costosissimo (all’epoca) ponte a catena, ma è il Danubio, la Duna.

Energia pura, liquido amniotico, placenta mobile, indefinita, immensa, per questa creatura calda da sotto che è Budapest.

Non ci ero mai stato e mi sento a casa, il parlamento è li, mostruosamente bello, anche buffo; ci arrivo al tramonto e mi sento a casa. Risalgo poi la corrente per tornare al marina (Wiking, tanto per non cambiare) e mi sento a casa. Gente che sorride, mi saluta, balla. Il lungo fiume è stravissuto. Poi Joseph e Lazlo, col loro calore immenso, mi trainano anche se ce la facevo, col sudore ma felice, e mi sento a casa. Buda o Pest, Istanpest, Budanbul, Londonbul: ma dove sono?

Ho fatto, abbiamo fatto 2.600 km, 343 chiuse, 1300 ponti, 8 tunnel, 1 ascensore, 13 ponti canali, ma cosa sono? Non siamo noi che facciamo il viaggio, è il viaggio che ci fa e ci disfa e ci inventa. Mi sento a casa. Non ho una casa. Mi sento bene sull’acqua. E Budapest è sull’acqua: 118 sorgenti da 17 a 78 gradi. La Duna, acqua che unisce e non divide. Sono felice tanto da essere stordito. Sono grato a tutti quelli che mi hanno aiutato e che sono in me, anche se non lo sanno. Loro sono me. Voi siete me.

Budapest arriva all’improvviso, dopo solo questi pochi km da Venezia e da Londra: mi sembra di esserci arrivato troppo in fretta, di aver perso molto, anche se ho avuto, visto, sofferto, amato, odiato, (io che odio odiare… soprattutto le grandi navi da crociera e i motoscafisti che massacrano il Danubio) molto, moltissimo.

Budapest mi ha sorpreso, in un tramonto di bellezza pura. Un ragazzo in kayak mi da’ il benvenuto a Budapest. La mia acqua salata, il mare che c’è in me viene fuori dai miei occhi mentre remo sull’acqua dolce che bevo da tempo. Il fiume diventa mare e ritorna nel fiume. Ed il mare è fatto di fiumi.

Grazie Lazlo, Imre, Joseph, Margherita, Sandra: grazie mi avete aiutato, nutrito, tenete Clodia al sicuro. Non so come dirvi grazie perchè siete degli angeli anche voi. Non so se vi merito. Grazie a Bruno, a Josephine, a Paolo, a Sandro, a Pati, a Marco, a Marisa, a Beppe, a Jurgen, a Wolfgang, a Emanuele e Claudio di Eden Exit per il loro grande lavoro, a Nicola a tutti i partner, a… Tutti, tutti voi che mi avete sopportato, supportato, amato e forse odiato.

Grazie ai fiumi, all’aria, agli animali del mondo che ho attraversato, e mi ha lasciato passare. Grazie all’acqua. Ho cercato di essere leggero.

Grazie a tutti voi che mi avete ascoltato, che avete dedicato qualche minuto, ora a sentire le mie parole. Eravate con me su Clodia. E grazie a Clodia, che è viva, e alle mani sapienti di Roland e Silvio e Nicolò e tanti altri, che l’hanno costruita, e agli alberi che vivono ancora in lei e fremono quando arriva il vento con le ali delle sue vele, come quando i grandi e piccoli uccelli si posavano sui loro rami

Io sono acqua.

Giacomo

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4 Responses to “Cose da fare in inverno – Da Esztergom a Budapest”

  1. Mariobios scrive:

    BELLISSIMO!Arrivederci,Giacomo.
    Mario e Gil

  2. Maurizio scrive:

    Grazie Giacomo.
    Un buon inverno per te.

  3. gigi scrive:

    caro Giacomo, sono certo che non ti mancheranno le idee!
    buon inverno e complimenti per quello che ci hai mostrato fino ad ora. gigi

  4. giacomo scrive:

    Grazie Maurizio e grazie Gigi

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