Si parte!

Il viaggio ricomincia! Partiamo da Venezia alla volta dell’Ungheria, con Anna e Leon, facendo tappa a Tarvisio per condividere un passaggio in auto da Alessandra, la sorella di Anna. Le bellissime cime sono ancora piene di neve, in particolare il Mangart.

All’alba ci fermiamo ai laghi di Fusine per dare un bacio all’acqua: un sogno.

Mi dicono che quest’acqua poi va a confluire nella Drava, un affluente del Danubio: non ho ancora trovato il tempo di controllare, ma sarebbe bellissimo!

Arrivati a Budapest il primo inconveniente: la frizione si rompe!

La gentilezza infinita dei nostri amici Laszlo, Joseph e Imre ci viene in aiuto ancora una volta, sottoforma di un carro attrezzi che arriva veloce. Poi tonnellate di aiuto, affetto e attrezzi.

Clodia ha passato l’inverno nel piazzale della fabbrica di Laszlo. E’ lì, pronta, anche se un po’ bagnata dentro da infiltrazioni della neve.

Per la prima volta in vita mia dormo quasi abbracciato al parafango anteriore di una vecchia Pannonia, in restauro, una moto storica che Laszlo restaura con passione. Ci ospita nel suo ufficio-officina, proprio sopra il piazzale dove Clodia ha riposato. (continua…)

 

Buon vento a un amico

Köln, ex Colonia Agrippina. Città ex-bellissima che 77 dissennati minuti di bombe, figlie di altre dissennate bombe, distrussero quasi totalmente un giorno del secolo scorso. Colonia aveva il più bell’acquedotto romano a nord del Reno (il Reno italiano, vicino a Bologna). I romani le acque le muovevano già. Meglio di noi forse. Con molto più rispetto.

Scrivo dal Reno (e poi dal treno) che scorre veloce. Adesso potrei risalirlo a vela. C’è vento che risale la corrente forte.

Non vedo l’ora di tornare su Clodia. Mi manca terribilmente. I mattini con la nebbia, il freddo, l’umido. Il profumo del fiume. Ho appena finito di leggere un libro bellissimo, “Il respiro delle acque”, che ricorda un Grande Uomo che ha fatto molto per i fiumi: Renzo Franzin. Me lo ha regalato Eriberto Eulisse di Civiltà delle Acque. Ci torneremo a vedere.

Ma che ci faccio io qui a Colonia? E’ sempre per le acque. Per un nuovo progetto di viaggio che sto preparando con alcuni amici. Al dopo Istanbul per raccontarvelo. Siamo ancora nel kick-off.

Vi devo raccontare brevissimamente del World Water Forum di Marsiglia dove ho visto i colletti bianchi che non amano molto l’acqua se non per farci i soldi e ho visto anche molti che per l’acqua lottano e ci credono. E la amano davvero. La cosa più penosa che ho visto è lo stand del Kirghizistan che si pubblicizza per i ghiacciai che ha e per le dighe che si potrebbero costruire per vendere acqua ed energia. Merce. (continua…)

 

Un lungo, veloce inverno.

È stato un lungo inverno. Ma è passato velocissimo. E sempre sull’acqua, o vicino ad essa, salata però.

Vi scrivo da un treno che corre sull’acqua, che scorre, sul ponte che collega Venezia all’Europa. Anzi, l’Europa a Venezia. Dopo qualche giorno di riposo in compagnia dei miei genitori, delle mie due migliori amiche (Kaos e Nix) e di pochi amici cari, sono ripartito subito per dare una controllata alla mia casa, cioè una barca, Brancaleon.

Il grande skipper ed amico Stefano Leon Rodriguez, l’aveva portata in 12 giorni da Kos a Porto Pollença, a Maiorca, 1.200 miglia da Est ad Ovest.
Pensavo di cavarmela in una settimana e tornare a Vienna come promesso al capitano Franz Scheriau, sul Frederic Mistral, ma sottovalutavo i lavori.

Sono stato tutto l’inverno a grattare, segare, verniciare, e pulire. Per quasi due anni Branca era rimasta sola ed una vecchia signora come lei, viva come ogni barca costruita in legno, si era un po’ lasciata andare. Il rapporto di amore richiede vicinanza e partecipazione se no le cose si incrinano.

Nella bella baia di Porto Pollença ho trovato bellezza, quella di un’isola ancora bellissima, e tanti amici nuovi.

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Cose da fare in inverno – Da Esztergom a Budapest

Eccomi qui, vi scrivo da Venezia. Il mio campo base, il nido, ancora meglio il mio porto. Che ci faccio a Venezia? Tante cose. Per prima cosa mia madre ha sostenuto un’operazione molto seria dopo una brutta malattia ed era importante tornare. Lei mi ha sempre sostenuto in mille occasioni e quindi lei è importante. Poi ho deciso di fermarmi. A Budapest, nel mezzo del cammin…

L’idea di navigare in inverno, pioggia a parte, mi allettava, sopratutto perché io con la neve ed il freddo vado a nozze. Tuttavia non sarebbe forse stato intelligente percorrere il fiume durante mesi così avari di luce e con poche ore a disposizione per navigare, quindi il viaggio riprende la prossima primavera, inshallah, per raccontare tante altre cose di un mondo forse diverso ed arrivare ad Istanbul dove ci attendono da lungo tempo.

Anche a Vienna c’è qualcosa da fare. Vi ricordate Franz, il capitano, e il rimorchiatore imperiale Frederic Mistral, quello di Cecco Beppe? Ebbene, Franz mi ha offerto di utilizzare il rimorchiatore ed i suoi ambienti affascinanti come meglio credevo nel caso avessi voluto fermarmi.

Stupefatto da tanta gentilezza e generosità ho pensato qualche notte a cosa si poteva fare e in un prossimo post ve lo racconterò.

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Sulla strada giusta – Da Vienna a Esztergom

Cari amici vicini e lontani eccomi qua. Sono a Esztergom in Ungheria, Strigonium per gli antichi romani. Non so se ne è rimasto qui qualcuno, ma mi sembra sempre di sentire parlare Italiano intorno a me e dico: “Ma dove sono tutti ‘sti italiani in Ungheria, che ci fanno?”

Poi mi avvicino e non capisco nulla. Strano vero? Una delle lingue più difficili del pianeta sembra Italiano, se ascoltata distrattamente. L’Ungherese, appartenente al ceppo linguistico Ugro-finnico, assomiglia (un po’) al Lombardo.

D’altronde Attila da queste parti è arrivato e, se vogliamo, se non fosse stato per Attila l’Unno io non sarei probabilmente qui. Perché? Ma perché Venezia senza Attila non ci sarebbe mai stata, quelle terre emerse e poco salubri sarebbero rimaste alle folaghe, ai tuffetti, alle zanzare e a quei pochi pescatori che se le godevano.

Un bellissimo libro scritto nella seconda metà del 500 da Francesco Tatti (che si faceva già chiamare Francesco Sansovino, dal nome d’arte del padre Jacopo Tatti detto “il Sansovino”, esimio architetto ed umanista fiorentino trapiantato a Venezia) che si intitolava “De Barbari, onde ebbe origine l’inclita città di Venezia” racconta proprio come la leggendaria nascita di Venezia il 23 marzo 421 sia proprio la conseguenza di una serie di invasioni che Attila iniziò nel 352, demolendo e spaventando piano piano le colonie romane della costa Veneta.

Mi manca Venezia? Tutt’altro, sto benissimo qui e, forse, “oi barbaroi” ora stanno tutti in laguna, e parlano Veneto. Qui mi sembra di sentire una civiltà profonda, e radicata, di gente con grande dignità e molto bella, soprattutto gli anziani. La città pure è molto bella, cattedrale a parte, un po’ ingombrante e fallica direi. E di Attila (Senior e Junior) ne ho già incontrati due, che mi accolgono con un sorriso nel canale che era il vecchio Danubio dove c’è un bell’ormeggio proprio sotto la fortezza e la città vecchia.

Il Danubio qui è fiume vero, di nuovo. E vi racconterò il perché.

(continua…)

 

Giro del mondo d’Austria – Da Grein a Vienna

Se sapeste, amici navigatori e non, da dove vi scrivo… Un sogno, e tanti libri di mare e una nave vichinga in modello. Sono nel salotto segreto del rimorchiatore imperiale Frederic Mistral, attualmente ormeggiato a Vienna!

Clodia dorme tranquilla al suo fianco. L’acqua del Danubio si sente ed io sono per tre quarti sotto di lei, che lavoro al computer nel salotto e nella sua pancia antica, con un gatto che ronrona sulle mie gambe. Odore di nave antica. Umido e freddo ma si sta benone.

Questo pezzo da museo costruito nel 1914, era ed è apparentemente un rimorchiatore normale ma sotto sotto… La sua storia è affascinante: 26 metri di lunghezza per 5 di larghezza, 1.80 di pescaggio, motore a vapore velocità max 14 nodi.

Serviva per rimorchiare ma anche per controllare le vie di navigazione con a bordo un ospite segretissimo: niente di meno che Francesco Giuseppe, ovvero l’imperatore.

Dagli oblò sotto coperta, dove tutto è insulsamente di un sobrio lusso, egli controllava le coste e si faceva dei bei giretti senza che nessuno sospettasse della sua presenza. La sua cabina è così semplice e piccola, altro che gli yacht dei nostri nuovi ricchi!! L’imperatore, all’epoca uno degli uomini più potenti del pianeta, girava a bordo di un rimorchiatore, in una cabina di 2 metri per 1,5 e una cuccetta a mezza piazza. Questa è classe.

(continua…)