Ce l’abbiamo fatta!!
La Manica non è solo “una traversata”: per farla ci sono voluti tanti viaggi, tanti amici e tanto impegno. E fortuna.
Ho pensato a tutti coloro che lavorando hanno perso la vita in queste acque fredde e non facili, anche nelle migliori condizioni, come quelle che noi abbiamo trovato.
Le correnti, i fondali che influiscono sulle correnti, le secche, le grandi navi. Insomma, c’è da pensarci bene. Senza l’appoggio di Chalky, un amico marinaio, che ci ha accompagnato con la sua barca di supporto (richiesta dalle autorità per una barca senza motore come la nostra) non saremmo riusciti ad attraversare.
Ecco il racconto della nostra giornata: partiamo alle 6 dopo una notte di pioggia che non prometteva bene. Chalky al mattino alle 5 ci offre un buon caffè.
Usciamo dal porto a remi con un sole meraviglioso, con Paolo che ci filma dal molo alto. Issiamo le vele quasi subito.

Per attraversare ortogonalmente le linee commerciali, Chalky ci chiede di trainarci perché il vento non è favorevole e lui vuole arrivare a Gravelines entro le 4:30 per l’altamarea. Non possiamo, vista la sua estrema cortesia, rifiutare, anche se va contro i nostri principi. Ce l’avremmo fatta tranquillamente da soli ma non con i 90° gradi richiesti dai regolamenti.
E’ necessario togliersi al più presto di mezzo dalla rotta di questi giganti del mare che per arrestarsi hanno bisogno di varie miglia, quindi sappiamo che si deve passare in fretta.
Passate le linee commerciali il vento cala. A remi, con Bruno e il suo potere verde, facciamo un paio di miglia e poi, proprio quando la corrente contraria è quasi a 2,5 nodi (cioè più veloce di noi) il vento si alza e si stabilizza sui 12-16 nodi.

Navighiamo per ore grazie alla forza del venti: la giornata è splendida e anche se il mare è abbastanza mosso Clodia non sembra curarsene molto e corre veloce tra i flutti.
Le ultime 12 miglia sono entusiasmanti e voliamo sulle onde formate dalle correnti e dai cambi di fondale e dal vento che aumenta, raggiungendo anche 6,3 nodi quando la corrente è nulla.

Entriamo nel canale di Grand Fort Philippe alle 16 ora locale, dopo 9 ore di navigazione per coprire le 35 miglia che ci separano da Ramsgate. Nessun incidente, solo un piccolo spavento per il picco che si solleva su un’onda particolarmente ripida e scavalca la punta dell’albero. Riesco a tirare giù la randa e mollare tutta l’inferitura per poi rifarla subito dopo la “riparazione”. Poteva essere molto pericoloso.

L’accesso al canale verso Gravelines è un po tormentato ma entriamo bene. Risaliamo poi le 3 miglia a vela ed ormeggiamo nella bellissima Marina. Fantastico!
Gravelines ci accoglie con la sua tranquillità e bellezza. Il forte di Vauban è molto bello.
Abbiamo anche scoperto un vascello di 57 metri, replica dell’originale del ’700, in costruzione. Impressionante! Qui potete trovare maggiori informazioni.
Grazie a tutti voi per l’aiuto, siete stati sempre con noi. Un pensiero speciale a Roland, Silvio e Jacopo, che sarebbe dovuto essere a bordo.

Tra poco partiamo per Saint Omer. Un abbraccio felice.
Giacomo e Bruno

Ieri abbiamo portato qui Clodia con un carrello grazie ad Alastair, che da buon velista si è fatto in quattro per aiutarci. Volevo percorrere il fiume Stour che da Canterbury arriva fino a Sandwich, ma poi, memore dell’anno scorso, e considerando il meteo non proprio favorevole per i venti da NE a 35 nodi e passa, che ci saremmo trovati sul naso, ho deciso di ritornare dove l’anno scorso avevo abbandonato il viaggio.

Abbiamo conosciuto i ragazzi di 





Su Riverside Stories
L’ultima settimana è stata ricca di incontri e di momenti indimenticabili.
Alex venerdì scorso mi ha accompagnato a Londra. Partiamo alle 4 del mattino a bordo del furgone con tanto di cucina mobile professionale e bandierine di preghiera tibetane che sventolavano a 140 all’ora sulle autostrade inglesi. Ci ritroviamo in un batter d’occhio in una Londra deserta, in un sobborgo poco invitante.
Cerco una metro e mi reco verso la sede di
In una Londra mediterranea (oggi toccheremo i 26 gradi) raggiungiamo con il furgone l’area vicino al sacro fiume Lea, un affluente del Tamigi dove effettueremo la pulizia.
La settimana prosegue con belle veleggiate e vogate nel Creek con a bordo diversi nuovi amici, come Simon, grande maestro d’ascia dello Standard Quay, Moray, velista di Hobie e maxi yacht da regata, e Russell, uno scozzese velista e liveaboard molto conosciuto qui nell’Iron Wharf che si complimentano con me per le virtù di Clodia.
Josephine e Bruno sono già qui. Venerdì il Royal Wedding. Domenica dovremmo partire. Busy week!






Ed ora, il programma del primo mese di viaggio:


